Mohamed JARRAYA, la giovane star dell’Enfusion
A 19 anni, l’Olandese di origine marocchina Mohamed JARRAYA è un vero fenomeno. Con i suoi combattimenti spettaculari, fa indiscutibilmente parte delle star dell’ENFUSION di cui ha vinto la cintura mondiale a solo 17 anni. Il nostro corrispondente olandese l’ha incontrato, ecco l’intervista di Mohamed JARRAYA.
Quando hai cominciato a praticare kickboxing?
Ho giocato a calcio dai 7 anni fino ai 13 poi ho scoperto il kickboxing. Un giorno sono andato con mio zio a vedere un amico suo che faceva l’allenatore di kickboxing. Mi sono innamorato subito di questo sport.
Hai finito gli studi?
Non ho finito il liceo. Ho provato a combinare lo sport con lo studio ma ero troppo stanco durante le lezioni e poi ciò influiva sul mio allenamento quotidiano. Ma ho avuto l’opportunità di concludere un contratto professionale e così ho potuto concentrarmi a tempo pieno sullo sport.
Hai già combattuto secondo le regole del Muay Thai?
Non ho ancora avuto l’occasione di combattere secondo queste regole ma mi piacerebbe provare. Ma prima di combattere dovrei studiare bene le regole poiché sono proprio diverse, non solo nel modo di combattere ma anche nel modo di calcolare il punteggio. Mi sono allenato alcune volte in Thailandia per il Superpro Gym, Samui. E stato un’esperienza davvero eccezionale perché ci si può vivere il Muay Thai 24/7. Una gran bella differenza riguardo all’Olanda ad esempio.
Come ti sei ritrovato nella tua squadra attuale “Fighting Talents”?
Fighting Talents è la mia seconda casa. Le prime mosse le ho imparato con loro quando avevo 13 anni. Devo tutto a quei ragazzi se sono dove sono adesso. Loro sono i miei allenatori e mi fido di loro.
Sei un Olandese Marocchino, come vivi queste tue due origini?
Ho un legame forte con il Marocco. Quando ero piccolo ci andavamo sempre per le vacanze. Ormai ci torno ancora per vedere la famiglia e poi Fighting Talents ci ha pure un campo di allenamento.
Come ti sei ritrovato con la Enfusion?
Mi hanno notato grazie ai miei risultati che sono abbastanza buoni, non potevano più ignorarmi. È il motivo principale per cui mi hanno proposto di firmare un contratto. In questo momento sto partecipando alla Enfusion League, con dei bei premi in denaro alla fine del percorso. Io sono convinto che sarò l’ultimo uomo che starà in piedi alla fine, sebbene è una vera bella competizione.
Ti ricordi del tuo primo incontro?
Sì, certo, me lo ricordo benissimo. Era il mio primo incontro pro con un avversario che aveva 10 anni più di me, io avevo 18 anni a quell’epoca. Era proprio stressante per un primo incontro. C’è voluto un minuto solo, ho vinto con un calcio all’indietro al momento giusto.
C’è un incontro che non ti dimenticherai mai?
Probabilmente l’incontro con Nordin Ben Moh, che è un pugile che rispetto molto. E stato l’incontro più difficile della mia carriera. Mai prima ero caduto ben due volte con l’arbitro obbligato a contare. Una nuova esperienza per me. Poi Nordin è anche un amico, ciò ha reso l’incontro ancora più interessante. Mi hanno chiesto più volte “se fosse difficile combattere contro un amico”, ma per me è solo lavorare, dopo l’incontro possiamo scherzare di nuovo e bere una volta insieme.
Quale incontro è stato il più importante per la tua carriera?
Sarà quell’incontro con quel pugile 10 anni più grande di me. Dopo quell’incontro sapevo ciò che volevo e sono diventato più forte fisicamente e mentalmente. Vincere di nuovo contro Tayfun Ozcan a 18 anni è anche un altro esempio che dimostra le mie capacità per questo sport. Quell’incontro mi ha proprio aiutato ad aprire diverse porte. Certo, l’incontro con Nordin Ben Moh è già diventato un classico e vi prometto che ci sarà ancora molto da venire, ragazzi!
Qual’è l’incontro più difficile che hai mai fatto?
Sempre quell’incontro con Nordin Ben Moh. Non solo fisicamente ma anche mentalmente, essendo caduto due volte poi rialzato dal telo. Queste sono state nuove esperienze per me, in quei momenti sei proprio da solo, nessuno può aiutarti. Non è possibile allenarsi per quelle situazioni, uno deve soltanto fidarsi di se stesso. In quel momento particolare lo sport può essere davvero solitario.
E la pressione?
Sì, la pressione anche può consumare energia. Quell’incontro con Nordin era un evento molto hype e pure completo. Allora dare un buon risultato diventa una responsabilità pesantissima sulle tue spalle. Ma io so che mi sono allenato bene e credo nelle mie capacità. La prossima tappa sarà restare calmo, in guardia e muovermi sempre in avanti.
Stai diventando sempre più famoso, che conseguenze ha su di te, questa celebrità?
A me interessano soltanto i risultati sul ring. Essere riconosciuto per la strada, per me è sopratutto un riconoscimento dei miei risultati sportivi e mi da il sentimento piacevolissimo che sono sulla strada giusta.
A settembre hai fatto un incontro nella Enfusion League
Sì, e ho perso. Era con Tayfun Ozcan…… perdere fa parte dello sport ma non mi piace, anche se penso che non piaccia a nessuno. Tuttavia perdere mi motiva e alla fine mi aiuterà a diventare un pugile migliore dato che non rifarò gli stessi errori. La competizione Enfusion League ha un livello proprio alto, ha molti pugili molto talentuosi e sempre Nordin Ben Moh. Avrò un incontro con Nordin il 18 di febbraio ad Eindhoven. Il prossimo incontro sarà poi il 20 novembre con Jonay Risco. Un pugile molto talentuoso che ha combattuto contro Andy Souwer poco tempo fa e ha vinto. C’è anche un ragazzo francese in competizione, Crice Boussoukou e un altro pugile venuto da Amsterdam, Serginio Kanters. Come ho detto, il livello è molto alto ma alla fine starò io in piedi.
Come descriveresti il tuo stile di combattimento?
Cerco sempre di mettere l’avversario sotto pressione muovendomi in avanti. Non scelgo mai il KO, provo a preparare il KO facendo sì che l’avversario non si lasci prendere dal fight.
Hai ancora qualche punto debole?
(lungo silenzio) Potrei allenarmi più duro......
Segui una dieta speciale in quanto atleta?
Sì, quando mi preparo per un incontro ho una preparazione dietetica e un programma speciale cardio e pesi.
C’è qualche pugile speciale che ammiri particolarmente nel tuo sport?
Sì, il mio grande eroe è Badr Hari. Ovviamente è Marocchino e mi piacerebbe seguire le sue orme. Quello che ha fatto durante la sua carriera sportiva è davvero eccezionale. Capisco che non piaccia a molta gente, ma sopratutto è per colpa di cose che sono accadute al di fuori dei ring e che non posso avallare. In dicembre lui combatterà dopo il suo breve ritiro e sicuramente stupirà di nuovo tutto il mondo.
Contro chi vorresti combattere?
Tutti i pugili della mia stessa categoria. Ho già sfidato tutti i grandi nomi ma si vede che si spaventano, oppure il loro manager non li autorizza ad accettare la sfida! Quando vincerò la Enfusion League dovranno saperlo e cominciare ad organizzare qualcosa, oppure un’organizzazione come quella del Glory e i loro pugili diventerà uno scherzo.
Qual’è il tuo scopo professionale?
Voglio diventare World Champion ed essere fra i più grandi.
L’ultima domanda per oggi. Cosa avresti fatto se non avessi scelto la vita di pugile pro?
Probabilmente avrei studiato più seriamente e avrei scelto la classica vita di famiglia. Ma se c’è una cosa di cui sono sicuro, è che non avrei mai lavorato in un ufficio con un capo. Non fa per me.